Donna in abito elegante in ambiente spoglio, simbolo del maltrattamento fiabesco

Cenerentola e Raperonzolo a confronto 

Analisi psicologica delle dinamiche di maltrattamento 

Le fiabe tradizionali hanno sempre avuto una forte componente educativa e simbolica. Tra le fiabe più conosciute e amate, troviamo Cenerentola e Raperonzolo, con protagoniste femminili che affrontano due forme diverse di maltrattamento: Cenerentola come emblema del maltrattamento esplicito e brutale, Raperonzolo come figura soggetta a un controllo psicologico più sottile. Entrambe le fiabe si concludono con il lieto fine e con l'arrivo di un principe azzurro, ma il loro percorso verso la libertà è costellato di implicazioni psicologiche che meritano un approfondimento.

Cenerentola: simbolo del maltrattamento esplicito

La storia di Cenerentola è un classico esempio di maltrattamento visibile e diretto. Dopo la morte del padre, la matrigna e le sorellastre la costringono a vivere come una serva nella sua stessa casa.

Analisi psicologica
L'abuso si manifesta in varie forme: lavoro forzato, isolamento, svalutazione e umiliazione. Cenerentola è continuamente sminuita e sottoposta alla crudeltà delle persone che dovrebbero prendersi cura di lei. Rappresenta la classica vittima di maltrattamento fisico e verbale, all'interno di una dinamica di potere e sottomissione. La matrigna e le sorellastre sono figure centrate su se stesse, con un profondo senso di inadeguatezza e frustrazione che sfogano sulla loro vittima.

Cenerentola, nonostante il dolore e le umiliazioni, riesce a mantenere la speranza in un futuro migliore, rappresentando la resilienza. La fata madrina e il principe costituiscono le forze esterne di sostegno che l'aiutano a superare il maltrattamento.

Raperonzolo: il maltrattamento nascosto

Raperonzolo, a differenza di Cenerentola, vive una situazione di abuso meno evidente, ma altrettanto dannosa. Alla nascita, la bimba viene consegnata alla strega come risarcimento per il desiderio della madre di mangiare i raperonzoli, e poi rinchiusa in una torre senza accessi. Solo la strega può andare da lei arrampicandosi sulla sua lunga treccia.

Analisi psicologica
Il maltrattamento, in questo caso, non è verbale o fisico, ma avviene attraverso il controllo totale della vita della bambina. Raperonzolo è vittima di un abuso subdolo, fatto di manipolazione emotiva e isolamento forzato, che le impedisce di diventare indipendente e sviluppare una propria identità. La torre rappresenta l'isolamento fisico ed emotivo, mentre la strega incarna una falsa cura materna usata per soddisfare un bisogno di possesso.

Questo tipo di abuso, pur non essendo violento, è profondamente pericoloso perché mina autostima e autodeterminazione.

Due percorsi di vita, un finale positivo

Sia Cenerentola che Raperonzolo, nonostante le differenti forme di abuso, trovano il principe azzurro che le libera dalla loro prigionia. I due principi (e in Cenerentola anche la fata madrina) rappresentano la speranza e la possibilità di trovare un aiuto esterno, che riconosce il valore della persona.

Infatti, per essere salvati, bisogna imparare a riconoscere il proprio valore. Il fatto che entrambe abbiano avuto bisogno di un aiuto esterno riflette la dipendenza psicologica che spesso accompagna le relazioni di abuso, e la difficoltà a vedere e trovare una via d’uscita.

L’abuso, che sia esplicito o sottile, è sempre profondamente distruttivo e incide sulla psiche delle vittime. Le due fiabe lasciano aperta la possibilità di riscatto e liberazione, indicando che la speranza e la forza interiore possono portare alla salvezza, se accompagnate dal riconoscimento del proprio valore e dall’aiuto delle giuste figure di supporto.

Queste fiabe veicolano messaggi psicologici profondi, aiutando a riflettere sulle dinamiche degli abusi e dei maltrattamenti, sull’importanza della libertà e dell’amore sano.